Compagnia teatrale çàjka, Teatri di mare

Teatri di Mare, un progetto unico al mondo che parte dalla Sardegna.

La Compagnia teatrale çàjka compie 15 anni e continua il suo viaggio via terra e via mare. Che il teatro sia tra le arti una delle più colpite dalla crisi non è una novità, non ci sono i soldi, la ricerca non viene finanziata, le politiche culturali non sono adeguate e le idee non bastano per tenere i sipari aperti, ma c’è chi approccia alla questione in maniera “orientale” e più che il pericolo vuole vedere e sfruttare le opportunità che questà realtà in difficoltà ci offre e in certo senso ci salva.

Vi raccontiamo una grandiosa esperienza di teatro e di mare, un affascinante e curioso binomio. Teatri di Mare è un progetto unico al mondo che da 14 anni diffonde la cultura del teatro nei porti, nelle piazze e nelle città del Mediterraneo partendo proprio dalla Sardegna. Una compagnia sarda che a bordo di una barca a vela si confronta con realtà teatrali nazionali e internazionali, crea dei ponti culturali e comunicativi, affacciandosi nel mercato nazionale e internazionale con un teatro di altissima qualità.

A raccontarcelo sarà proprio Francesco Origo, genovese, regista, attore, insegnante e capitano di Cajka.

Lo incontro nella sede della compagnia, nel salotto, che nonostante la primavera è illuminato dalla calda luce arancione del cammino, il cane Pi ci osserva insieme a Barbara l’attrice/navigante che nonostante la sua spigliatezza qui finge di essere timida.

Tra terra e mare

Ciao Francesco ci racconti qualcosa di te e del tuo percorso?

“Ho iniziato molto giovane nella scuola del Teatro Stabile di Genova e grazie ad una serie di incontri fortunati a soli 19 anni mi trovavo a far parte di uno spettacolo “la Donna Serpente” che ebbe un successo enorme, dapprima nazionale debuttando a Genova e poi alla Biennale di Venezia e successivamente a livello internazionale (Festival di Avignone, Leningrado, Amsterdam, Mosca, Città del Messico ecc.). Poco dopo incontro Carlo Cecchi e mi sceglie per ricoprire il ruolo di conte Sciabelskij nell’Ivanov. Presto inizio ad occuparmi della sua compagnia. Il ruolo è duplice: allievo e insegnante. Dopo il diploma presso il teatro stabile di Genova il passo successivo sembra scontato: insegnante di recitazione alla Scuola dello Stabile di Genova. 11 anni di insegnamento”.

Da lì in poi le collaborazioni sono tante, lavora con attori del calibro di Mariangela Melato, Franco Branciaroli, Giorgio Albertazzi, Lina Volonghi ecc. Ma probabilmente “l’indigestione da recitazione” come la definisce lui e il desiderio di staccare dal teatro italiano lo ha portato a voler creare una compagnia sua ed è così che “sbarca” a Cagliari.

Come mai la Sardegna? Cosa ti ha fatto pensare che questo porto potesse essere quello giusto per creare una una compagnia tua?

Ho iniziato a lavorare qui come regista e insegnante nel laboratorio di Mario Faticoni. Lì ho conosciuto Barbara Usai, Enrico Incani, e quelli che oggi sono gli attori della mia compagnia. Qui in Sardegna ho incontrato una generazione di giovani in gamba, una generazione non televisiva, forse per il contatto col mare, la natura, ho trovato delle persone autonome, genuine meno massificate e per questo più vicine alla purezza di cui avevo bisogno per creare qualcosa ex- novo”.

Un teatro non conservativo quello di Cajka, ma fatto di ricercatori e professionisti, un teatro che “diverte” ­dice Francesco­ ovvero che ti porta altrove, nella direzione opposta.

Come nasce l’idea di Teatri di Mare?

Francesco Origo è un uomo di teatro, ma non solo, il suo eclettismo lo porta ad essere un uomo di mare, e quando non lavora in teatro si imbarca come skipper o si occupa di verniciature di interni delle barche. La sua vita è divisa tra mare e teatro. Allora come può un marinaio conciliare la passione del mare con la sua professione di attore, regista? La risposta è semplice: creare una compagnia di teatranti­ naviganti che si sposta a bordo di una barca per portare il teatro nel mare, portare gli spettacoli nel Mediterraneo, nei porti delle città di mare. Così unire la cultura del teatro a quella del mare va di pari passo, la compagnia Cajka dal 2001 parte dalla Sardegna toccando i porti isolani, fino a giungere alle coste del Mar Mediterraneo e nella scorsa estate giunge in Norvegia a Fredrikstad in occasione della Tall Ships Race.

Cos’hanno in comune il teatro e il mare?

Teatri di mareLe affinità sono tante, la sola struttura del palcoscenico in legno con le quinte, i fondali ricorda il ponte di un veliero con sue le cime, le corde e le vele. Inoltre entrambi hanno bisogno di autodisciplina e responsabilità, dedizione e precisione, spirito di gruppo, convivenza civile e rischio. In mare come in teatro non ci sono grossi margini di errore, in uno il prezzo da pagare è certamente ben più grande: la sicurezza, la vita, nell’altro il fallimento di una carriera, la delusione del pubblico che non ti “crede” più e il conseguente “naufragio dell’attore”, il suo fallimento, “non c’è nulla di più triste di un attore triste” commenta Origo.

Teatri di Mare come funziona?

La Compagnia composta da Francesco Origo, Barbara Usai, Enrico Incani e i loro attori Tiziana Pani, Maria Loi, Enrico Bonavera parte a bordo della barca Cutter di 14 metri, dentro si stiva il materiale, fari, cave, piantane, quinte, costumi e tutto il necessario per allestire la scena. Dopo la navigazione arriviamo nel porto che ci ospita e la sera prima di andare in scena gli attori girano per il paese dando il bando per pubblicizzare lo spettacolo, l’indomani montiamo la scena solitamente nei porti e lo spettacolo ha inizio. In quell’atmosfera il porto diventa vivo, luogo di aggregazione sociale e scambio. Il pubblico delle città di mare è eterogeneo, la gente del posto si mischia ai turisti. E la notte stessa qualche volta ripartiamo per proseguire la tournée in un altro porto. Il teatro di Cajka non è per tutti, non è un teatro comodo fatto di camerini, truccatori e camere d’albergo, è piuttosto un teatro made yourself, fatto di tecnica, talento, sacrificio, fatica, motivazione, costanza e umiltà. Questo loro lo fanno in barca e nella realtà, studiando ed esplorando la vita umana, non la sua rappresentazione, ma la vita reale, intima e nascosta. Lo scorso giugno sono giunti alla 14 edizione con 25.000 miglia di navigazione, dalla Sardegna, alla Corsica, all’isola del Giglio, Capraia, Tropea, Carrara, Genova, Andorra, Varazze e in Norvegia (ospiti dello Studium Actoris di Fredrikstad) dove una barca era a loro disposizione per gli spettacoli. Le difficoltà e la fatica durante questo percorso sono tante, in mare e in terra. Ma loro ci credono e ci crede anche il pubblico che da sempre li sostiene.

 

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