Rumundu, un anno dopo

Intervista a Stefano Cucca, un anno dopo il suo giro del mondo in bicicletta.

L’8 giugno 2013 è partito da Sorso con una bici, un fornellino, quattro borse, un GPS, un pannello solare, un tablet, uno smartphone e un rasoio. Per il progetto Rumundu, in sella alla sua bici, ha fatto il giro del mondo alla ricerca di storie e stili di vita sostenibili e alternativi al modello consumistico. Un anno dopo il suo rallentare curioso, una volta tornato in Sardegna, Stefano Cucca continua a portare avanti quella che è sempre stata la sua idea: fare qualcosa per migliorare la vita delle persone.

“In questi mesi ho ricevuto molte proposte di collaborazione in tutta Italia”, racconta Stefano, “specialmente nel campo dell’innovazione sociale. Sto portando avanti dei progetti nell’ambito dello sviluppo di città futuristiche con altre realtà della penisola come Impact Hub. Per la Sardegna sto immaginando un luogo d’incontro con persone sensibili al tema della sostenibilità. In realtà mi hanno proposto di farlo negli Stati Uniti e a Roma, ma ho scelto la Sardegna. Piccola parentesi: ho presentato il progetto al comune di Alghero, ho impiegato 5 mesi per capire a chi mi dovessi rivolgere quando ho scoperto che nell’area che avevo individuato vige un contenzioso. Allora l’ho presentato a Sardegna Ricerche, che me l’ha finanziato. Quindi la 1° edizione si farà a Cagliari, a settembre, nel parco tecnologico di Pula. Si tratterà di un corso di due settimane in cui i partecipanti vivranno in tenda e svilupperanno progetti all’aperto. Non ci saranno lezioni frontali, piuttosto le persone svilupperanno metodologie diverse col learning by doing e verranno stimolate alla creatività.

Nel frattempo”, continua Stefano, “mi hanno nominato direttore generale del consorzio di cooperative sociali (Andalas de Amistade) che prima seguivo, una realtà che riunisce oggi quasi 300 dipendenti. Abbiamo 104 progetti in corso, per lo più legati a temi sociali e ambientali. Qualche esempio? Gestiamo lo stagno di Platamona dove ci occupiamo del reinserimento lavorativo di 30 detenuti. Ora stanno costruendo anche una ciclofficina e faranno un corso di cucina. Crediamo che progetti di questo tipo facciano bene alla comunità tutta.

La cooperativa Rumundu è nata invece la settimana scorsa. Sto portando avanti un progetto in Sud Africa per i senzatetto. L’amministrazione pubblica gli darà uno spazio nel centro città dove loro potranno avere un lavoro e aggiustare le biciclette. Capisci? Mi viene più semplice farlo là che farlo qui. Abbiamo fatto una conference call su Skype, non ci abbiamo impiegato molto!

Sono passati otto mesi dal mio rientro in Sardegna dopo l’avventura di Rumundu. Ogni giorno mi ferma qualcuno e mi guarda come fossi un extraterrestre, chiedendomi: che progetti hai? Quando riparti? Per me Rumundu è stata un’esperienza di vita ricchissima. Mi hanno chiesto di scrivere libri e monetizzare l’esperienza che ho fatto, ma a me questo non interessa. In realtà nella mia vita ho viaggiato tantissimo, a vent’anni ho girato in autostop e con un furgoncino tutta l’Australia, in bus ho attraversato Stati Uniti e America Latina, mi è capitato di lavorare in Romania sulla progettazione europea e poi scoprire l’Indocina. Semplicemente avevo fatto tante cose ma non le avevo raccontate. In Sardegna ora faccio praticamente le stesse cose che facevo prima di partire.

Cosa è cambiato? Mi chiamano da radio, tv, e soprattutto se ho un progetto da promuovere è molto più semplice per me ora fissare un appuntamento e non prendere porte in faccia. Dopo la puntata di Alle falde del Kilimangiaro mi hanno scritto tantissime persone. Mi sono accorto che senza volerlo ispiro molta gente. Un giorno ho ricevuto una chiamata da Londra, era un ragazzo che mi diceva che era lì grazie a me e che adesso si sto costruendo il suo futuro.

Cosa mi piacerebbe fare? Creare una cooperativa di comunità e cioè trovare tra i 377 comuni della Sardegna un paese modello su cui fare un progetto di vera comunità del territorio. Può esistere in Sardegna un paese indipendente dal punto di vista energetico e dell’acqua potabile! Se il responsabile del progetto Life e della Banca Europea degli Investimenti mi ha detto che la Sardegna potrebbe diventare un modello di sviluppo sostenibile e indipendente nel mondo, vorrà dire che si può fare, o no? Io ci credo ma mi rendo conto che è difficile trovare gli interlocutori. Il mio lavoro è dare strumenti di impresa a persone che vogliono affacciarsi al mondo del lavoro. Per questo propongo e collaboro a progetti che aiutano lo sviluppo di idee innovative e sostenibili. Un altro esempio? Parteciperò a un progetto che riguarda la costruzione di barche a vela a impatto zero. Di fatto, credo che vivrò qualche mese in barca…”

Per l’intervista ci siamo incontrati alle 8 del mattino di un freddo venerdì in un bar di un distributore all’uscita di Sassari. Quelli come lui devi prenderli al volo, che cento ne pensano e cento ne fanno. Ma soprattutto, ti trasmettono positività e una voglia di viaggiare e di fare così grande quanto la consapevolezza, interiore e sempre più diffusa, che qui, dopo tutto, c’è materia prima e vision credibile per immaginare un futuro nostro e migliore.

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