Intervista a Sergio Benoni, fondatore di RadioX.
Non è la prima volta che diciamo che i sardi siano all’avanguardia nel mondo dell’innovazione tecnologica. Questa volta ad interessarci è uno dei più potenti e antichi mezzi di comunicazione di massa, uno degli strumenti più efficaci per fare informazione, propaganda, cultura. Un mezzo che ha segnato profondamente le nostre vite e abitudini rivoluzionando il concetto spazio-temporale della comunicazione. Un grande esempio nella nostra isola é Radio X, la prima web radio d’Europa.
Incontro Sergio Benoni, fondatore e responsabile della radio, musicista, dj, giornalista, testimone della scena musicale nazionale e internazionale e grande esperto di comunicazione. L’appuntamento per l’intervista non è nella sede di Radio X così come io pensavo, ma al teatro lirico. Sergio da qualche mese lavora nella Soprintendenza del Teatro, e prima di iniziare il colloquio decide di farmi un regalo: mi guida in quello spazio immenso a scoprire l’enorme cantiere teatrale durante le prove de La Norma. Dopo un’ora di “smarrimento” in quel labirinto iniziamo l’intervista.
Sergio ci racconti come 20 anni fa decidesti di dare vita a Radio X?
Nel 1995 io ed altri amici ci troviamo a Santa Clara, in California, incontriamo Rob Glazer e altri due ragazzi di Seattle fondatori di Real Network, gli inventori dello streaming audio, da loro prendiamo una licenza per una radiostreaming in Europa. Nel febbraio del ’95 Radio X è nel web con la prima diretta. La grande musica (jazz, hip pop, black, elettronica ecc.), gli eventi e i concerti sono sempre stati i punti saldi da cui la radio non si è mai allontanata. La radio internettiana ci ha permesso di essere allo stesso tempo globali e locali, perché se da una parte eravamo connessi con tutto il mondo, dall’altra la radio era fatta da chi organizzava concerti, attività culturali, da chi aveva i locali o suonava; dietro la nostra radio c’è sempre stata una comunità consacrata alla musica e alla comunicazione.
Radio X è sempre stata una radio urbana legata agli eventi di strada, ci racconti un po’?
Abbiamo sempre dedicato tanto spazio alle attività live nei locali, e nei luoghi più impensabili dell’isola come un concerto folle nella località di Tiscali. Abbiamo progettato eventi in spazi pubblici urbani, come allo skatepark nel pistino di via Rockefeller, al Jazzino, organizzato il primo evento di surf da onda ospitando la Quiksilver. Siamo stati e lo siamo tutt’ora partner di riferimento di molti festival. Oltre a portare tanti bei nomi della scena musicale internazionale abbiamo condiviso interessi, passioni, stili di vita, informazioni, e promosso tanti progetti innovativi e interessanti che si sviluppavano attorno a noi; la mission è sempre stata fare radio per essere globali e al contempo stare più vicino alla comunità.
Radio X, esattamente come la musica che trasmetteva, aveva molto a che vedere con la tecnologia, e con la cultura urbana, di strada. 17 anni dopo nasce Cagliari Social Radio, quale è il progetto?
L’idea è stata quella di concentrare e investire sul grosso legame che la radio ha con la città, usare la vera novità del momento, i social network. La città è fatta dalla gente, la gente lavora in rete, la rete fa crescere i gruppi e i gruppi alimentano la rete, esiste un ecosistema della comunicazione molto vivace. Ma spesso succede che questi gruppi non sappiano dell’esistenza l’uno dell’altro, spesso non c’è passaggio di informazioni e serve invece che queste idee circolino, serve un’antenna, mettere il vecchio al servizio del nuovo e trasformare il vecchio con il nuovo, questo è fare innovazione. Così l’idea è stata mettere Radio X al servizio di questa esigenza. Informare in diretta su tutto quello che di interessante avviene in città e non solo, una radio social, fatta col contributo dei cittadini. Così nel settembre 2012 Radio X inaugura il progetto Cagliari Social Radio, primo esperimento di canale radiofonico cittadino realizzato con il contributo attivo di associazioni, comunità di interesse, comitati, istituzioni, imprese, bloggers, artisti. In questo modo la radio si riempie di contenuti nuovi e interessanti, fatti da gente che si occupava direttamente di quegli argomenti, dove non è più il giornalista a raccontare secondo il suo punto di vista, ma c’è la testimonianza diretta chi le cose le crea e le vive.
Oltre alle trasmissioni radio uno strumento molto usato da voi sono le dirette live, ci racconti qualcosa?
Radio X è media partner di importanti festival, rassegne ed eventi speciali, come il Festival Jazz, Babel Festival, Slow Food, Tutte Storie, Leggendo Metropolitano, Monumenti Aperti. A questi appuntamenti si aggiungono i laboratori (es. Cagliari Social Lab) e gli incontri organizzati in vari spazi cittadini (es. Università, Istituto Europeo Design) e le dirette da locali, centri culturali (Ghetto, Exmà, Mem) e strade cittadine.
Ci vuoi anticipare qualche progetto per il futuro?
Incrementare gli spazi live a contatto diretto, raggiungere l’apice della realizzazione con la gente, aprire ancora di più la radio alle persone, creare uno spazio aperto, una radio che diventi un centro culturale, un luogo dove a qualunque ora si può entrare, partecipare e fare comunicazione.
Vuoi dire qualcosa agli associati Sardex?
Sardex ha molte affinità con Radio X, non solo una x e il fatto di essere in Sardegna, ma un progetto che usa dinamiche di rete da applicare in ambito umano e locale. Facciamo un lavoro simile usando un’architettura simile, si crea una piattaforma dove la gente agisce, si migliora e comunica creando una rete di scambi, per Sardex economici, per Radio X culturali.