Open Campus, intervista a Carlo Mancosu

da Open Campus

Mitzas, il Festival del Cambiamento si è appena concluso. Il 18 e 19 ottobre 2014 il Teatro Massimo di Cagliari ha ospitato politici, imprenditori, docenti e innovatori, in una due giorni di eventi, presentazioni, dibattiti e incontri dai quali sono scaturiti moltissimi spunti di riflessione.

Abbiamo chiesto ad uno degli organizzatori, Carlo Mancosu di Sardex.net, com’è andata questa prima edizione e quali sono i risultati ottenuti.

Ciao Carlo, Mitzas è stato un successo. La percezione diffusa è stata davvero quella di un’onda di cambiamento. Perché avete deciso di organizzare questo evento?

In un periodo come questo di profonda trasformazione è necessario dare un messaggio positivo alle persone. L’innovazione può essere distruptive, le persone possono sentirsi sopraffatte se subiscono i cambiamenti senza esserne protagoniste.
Avevamo bisogno di dimostrare che c’è una Sardegna che si sta muovendo, che sta cavalcando l’onda del cambiamento.
Quando si parla di cambiamento si pensa a Steve Jobs o Marc Zuckemberg, in realtà i fenomeni innovativi sono sempre più spesso il risultato di un’azione collettiva.
L’intelligenza collettiva e il crowsourcing sono la vera rivoluzione, l’azione coordinata di tante piccole voci che partecipano alla costruzione di un obiettivo comune.
Per cambiare, è fondamentale mutare il proprio punto di vista, vedere la realtà da prospettive differenti. Non è possibile trovare soluzioni se non si cambiano gli schemi mentali.

Carlo Mancosu - Mitzas

C’erano moltissime persone, provenienti da ogni parte dell’isola.
Siamo una regione di innovatori?

Viviamo una fase di grande fermento. Questo evento ha contribuito a ricostruire l’enorme reticolo di iniziative in atto in Sardegna e che forniscono un flash di quelli che saranno i modelli di sviluppo futuri della nostra Regione.

Esiste una sola strategia grazie alla quale sarà possibile incentivare lo sviluppo economico e la crescita dell’isola, ed è quella della rete.

Non più sistemi gerarchici cristallizzati, ma un sistema di hub grazie al quale ogni nodo della rete mette a sistema e condivide il proprio valore contribuendo al processo evolutivo e alla soluzione dei problemi. Il vecchio deve essere inglobato al nuovo.

Hai parlato di rete. Anche l’economia può avvalersi di questa strategia?

Certo, l’economia di rete rappresenta il futuro; può essere una valida alternativa ai sistemi economici attuali finalizzati essenzialmente al raggiungimento del profitto.
I sistemi di rete hanno tempi di abbrivio più lunghi, ma hanno il vantaggio di essere molto più duttili degli altri sistemi e sono in grado di assorbire impatti, urti e rivolgimenti. In particolare in tempo di crisi.

Sinergie, condivisione di intenti, partecipazione collettiva.
C’erano anche le istituzioni a Mitzas e sembrava che foste tutti sulla stessa lunghezza l’onda. È così?

Torna la metafora dell’onda, io parlerei piuttosto di sorgente. Si tratta di un processo di coalescenza in cui le idee e le azioni individuali, simili a gocce su una superficie liscia, tendono ad unirsi una all’altra andando a formare via via delle gocce sempre più grandi fino a divenire, dapprima sorgenti e poi impetuosi torrenti destinati nella loro discesa a valle a modificare al loro passaggio il paesaggio attorno a loro
Le istituzioni hanno dimostrato, già in altre occasioni, di voler partecipare attivamente al moto di cambiamento. Hanno palesato la necessità di rispondere alla crisi superando lo scollamento tra pubblico e privato seguendo il principio guida del Bene Comune.
Mitzas ha rafforzato i legami che già esistevano tra istituzioni, mondo accademico, imprese e cittadini. Siamo pronti al cambiamento e siamo pronti a generarlo tutti insieme.

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