Sardex.net nel mensile "Eurocarni"

Il mensile di economia, politica e tecnica delle carni “Eurocarni” dedica un lungo articolo al circuito Sardex.net.

Dopo le gradite recensioni del Financial Times e del The Money Week, riportiamo oggi un’altra importante menzione da parte di un noto magazine italiano.

Eurocarni-magazine-sardex“La biodiversità monetaria parte dalla Sardegna” è il bel titolo dell’articolo che Guido Guidi ha firmato per la rivista specializzata Eurocarni.

“Capirne il meccanismo non è difficile, ma neppure così immediato”, esordisce il giornalista. “Il problema è forse il fatto che siamo talmente focalizzati sulla moneta convenzionale che per la maggior parte di noi è difficile concepire qualsiasi altra forma di scambio che si fondi su strumenti e principi diversi.”

Per capire il sistema, in effetti, ci vuole un cambio di mentalità e intendere la moneta come un semplice mezzo di scambio.

Il sistema di compensazione di debiti e crediti, il cosiddetto ‘Sardex factor’, funziona in questo modo:

Io metto a disposizione quello che produco e lo scambio con ciò che mi serve, senza l’intervento di denaro. In più, siccome ho necessità delle più svariate cose, sia per utilizzo personale, sia per l’azienda di cui sono titolare, anziché effettuare lo scambio con il soggetto a cui ho ceduto il mio bene, acquisisco il prodotto o il servizio di un altro aderente al circuito.

Lo scambio quindi è multilaterale e multitemporale. I fondatori non avevano neanche 150 anni in cinque mentre studiavano la crisi finanziaria e realizzavano che “anche in momenti di recessione ciò che non veniva a mancare era la capacità di ognuno di produrre valore. Ed è proprio nel restituire valore a questa capacità produttiva”, continua l’articolo, “che in mancanza di liquidità rimarrebbe inespressa, che si fonda il vero successo del network”.

Non solo. “Sardex è riuscita nell’intento di facilitare le relazioni tra soggetti economici operanti in un dato territorio, fornendo loro strumenti di pagamento e di credito paralleli e complementari dove al centro delle relazioni ci fossero le persone e non i soldi. Questi giovani sardi“, scrive Guidi, “sono riusciti anche nella loro ambizione di unire le aziende, favorendo la nascita di nuove relazioni e supportando gli operatori nel lavoro quotidiano”.

Il modello si è esteso in altre 8 regioni d’Italia e conta di allargarsi ulteriormente lungo lo stivale. “Questi circuiti”, conclude Guidi, “si scambiano il surplus produttivo, condividono il medesimo codice etico e lo stesso meccanismo, ma operano in autonomia e dialogheranno tra loro con una serie di condizioni e limiti tesi a salvaguardare prima di tutto l’equilibrio interno dei singoli circuiti locali”.

 

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