Sardex su L'Unione Sarda

Il quotidiano isolano dedica una pagina alla storia del Circuito di Credito Commerciale: dalla nascita nel 2009 al successo in ambito regionale e nazionale.

«Più che al do ut des, ti do affinché tu mi dia, tipico di questo sistema economico, crediamo più a un do ut possis dare, ti do affinché tu possa dare ad altri». Così Carlo Mancosu sintetizza lo spirito del Circuito in uno dei passaggi dell’articolo che l’Unione Sarda ha dedicato nei giorni scorsi a Sardex. Il quotidiano isolano ha riservato un’intera pagina, a firma di Virginia Saba, alla storia del Circuito di Credito Commerciale, ripercorrendone le tappe principali: dalla nascita – nel 2009 – alla crescita nell’isola e al di fuori dei confini regionali, sino al 2016. Oggi Sardex è una S.p.A. con proiezione internazionale, capace di attirare l’attenzione e le risorse di importanti e prestigiosi partner (Innogest, Invitalia Ventures, Banca Sella Holding, Nice Group, Fondazione di Sardegna) che hanno deciso di investire tre milioni di euro nel progetto. Con un nuovo presidente, Stefano Meloni, origini sarde e una lunga esperienza internazionale in ambito finanziario e nella gestione di colossi quali Montedison, Eridania, Ferrero International. Meloni ha investito in prima persona con la sua società Melpart.

Un’idea nata dall’intuizione di un gruppo di amici (Franco Contu, Gabriele e Giuseppe Littera, Carlo Mancosu, Piero Sanna) e che da Serramanna ha coinvolto migliaia di imprese e professionisti in tutta l’isola. Ad oggi il Circuito di Credito Commerciale Sardex.net conta su oltre 3 mila 500 iscritti che – nel solo 2015 nell’isola – hanno scambiato reciprocamente beni e servizi per oltre 51 milioni di euro equivalenti usando per le loro transazioni un’unità di conto digitale, il sardex (con valore pari all’euro) spendibile solo all’interno del Circuito.

Un sistema che si basa sulla fiducia, nel quale gli iscritti si fanno reciprocamente credito a tasso zero, dato che sono contemporaneamente sia fornitori sia acquirenti. I crediti sardex sono emessi dalle stesse imprese all’atto dell’incontro tra domanda e offerta; l’acquirente li trasferisce sul conto del venditore nel momento in cui effettua la prestazione. Ciascun aderente ha un conto corrente e ogni singola transazione viene registrata su di esso. Sardex è un mercato complementare e supplementare rispetto all’euro e aiuta le aziende a sfruttare il loro potenziale inespresso; quest’ultimo consiste in quella quantità di beni e servizi comunque prodotti che non trovano sbocco nel mercato dell’euro.

Un modo per tenere la ricchezza ancorata al territorio promuovendo una rete basata sulla fiducia, sulla responsabilità, sulla partecipazione, sulla collaborazione e sul sostegno reciproci. Valori sociali che generano ricadute economiche importanti. Il modello negli anni è stato replicato in altre regioni italiane, al momento sono dieci: Piemonte, Lombardia, Marche, Lazio, Abruzzo, Molise-Sannio, Emilia-Romagna, Campania, Umbria e Veneto. Attualmente sono più di 7 mila nel complesso le pmi iscritte in tutti i Circuiti. «Sardex – ha chiarito Mancosu – è ben più di una moneta, è un sistema culturale prima che economico». Un’idea che – come sottolinea l’articolo – ha attirato anche l’attenzione d istituzioni internazionali (Commissione Europea, Dipartimento di Sviluppo delle Nazioni Unite), mass media (Financial Times) e atenei prestigiosi (Yale University, Politecnico di Zurigo, London School of Economics) incassando numerosi premi.

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