La sua casa è sempre aperta per chiunque voglia entrare e scambiarci due chiacchiere. La figlia, Maria, confessa che ha difficoltà a programmare le iniziative con lui perché «babbo viaggia spesso, ogni tanto sparisce». Ma Pinuccio Sciola torna sempre a San Sperate, ribattezzato da lui stesso paese-museo proprio perché museo a cielo aperto, colorato di murales realizzati da mani grandi e callose che, entusiaste, hanno rivitalizzato un piccolo centro della Sardegna. Era il 1968, Sciola era rientrato a casa con un bagaglio culturale e una voglia di cambiamento così grandi da riuscire a contagiare i suoi compaesani in una performance di street-art che ha coinvolto amici e poi artisti provenienti da ogni parte del mondo. Tuttora il paese-museo del cagliaritano attira curiosi, turisti e artisti (l’ultimo, Manu Invisble). Intanto, il maestro continua la sua produzione artistica, incentrata sulla realizzazione di pietre sonore e del giardino-museo che esiste da quarant’anni e da due è fruibile, con tanto di guide ed eventi, ai curiosi e agli appassionati. Da lì si ammira uno spettacolo unico al mondo, specialmente al tramonto, quando si accende il fuoco tra le sculture sonore e gli alberi di arancio.
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È stato proprio il celebre architetto genovese, suo amico, ad accostare alle pietre di Sciola un termine che è solo apparentemente bizzarro: immaterialità. «Sai cosa sto facendo? – chiede mentre sfrega le mani davanti a una pietra levigata – Sto accordando le mani e sto facendo una preghiera. Credo sia la cosa più naturale del mondo, pregare per il sole e per le pietre, le due energie che giustificano la presenza di questo pianeta nell’universo. Ascolta il perché…»
Il maestro, riflette a voce alta e lavora: «Ci hanno sempre venduto la pietra dura, rigida, muta. Mi sapete dare una definizione di pietra? Per cosa è usata oggi? Eppure la tecnologia informatica nasce dalla pietra. Essa è elastica, ha un suono in sé. Io mi limito ad accarezzarla. Questi suoni, insiti dentro la materia, sono liquidi semplicemente perché è una pietra calcarea, cioè acqua fossilizzata, per questo a suonare è la memoria. La pietra non è materia morta, è vivissima».
Nel video che vedrete, diventa trasparente, si sposta per centimetri, è elastica, cambia colore a seconda dell’esposizione della luce. Sciola la accarezza, ne fa suonare la memoria, la fa cantare.
Quando non ero e non era il tempo – Quando il caos dominava l’universo – Quando il magma incandescente celava il mistero della mia formazione – Da allora il tempo è rinchiuso da una crosta durissima – Porto con emozione i segni della civiltà dell’uomo – Il mio tempo non ha tempo. P. Sciola
Infine, un invito ai giovani: avere un ruolo nel mondo dell’economia e della cultura. Mondi e settori che non vanno disgiunti, dice il maestro, in questa video intervista realizzata insieme ad EjaTV:
C’è un patto tra Pinuccio Sciola e le pietre in Sardegna, tant’è vero che assomigliano l’uno alle altre come due gocce d’acqua. Deve essere la ragione per cui le pietre si lasciano fare di tutto da lui: tagliare, perforare, frammentare. Riesce perfino a farle suonare. Renzo Piano