Raccontare la Sardegna ai sardi è difficile, soprattutto se lo fai nell’isola. Eppure molto spesso il distacco li aiuta a vedere meglio e a scoprirsi di più.
Janas, storie di donne, telai e tesori è una piccola auto-produzione dell’associazione indipendente Carta Bianca, un docufilm girato in Sardegna sulle tracce della tessitura, il diario di una ricerca interiore e produttiva dell’artigiana-artista Stefania Bandinu e un progetto culturale nato in un ristorante barbaricino perso nella campagna bolognese.
Da molti anni la vita di Stefania, nata a Nuoro, è un continuo triangolare tra la Sardegna, la Francia e Bologna, dove vive. Immediato per molti sardi cittadini del mondo riconoscersi in questo intimo percorso comune e costante.
Questa volta ho sentito il richiamo della Sardegna. L’appartenenza a un luogo è più forte quando si nasce su un’isola.
Mi chiedo di quale sostanza siano fatti i fili di questo legame. Per scoprirlo cerco di leggere nei tessuti la memoria della mia terra.
Il suo progetto di ricerca artistica era inizialmente orientato verso una campagna di raccolta di interviste orali con vecchie tessitrici, da cui avrebbe preso pezzi di stoffa per costruire i suoi gioielli. Quando presenta l’idea di realizzarlo attraverso il crowdfunding, al ristorante Ajò di Monteveglio in provincia di Bologna, avviene l’incontro con i ragazzi di Carta Bianca (il bolognese di padre cagliaritano Giulio Filippo Giunti, l’operatrice culturale bolognese Giorgia Boldrini, e il poeta e film-maker romano trasferito a Bologna Stefano Massari).
Da quell’incrocio di motivazioni e personalità nasce l’idea di fare un film e di partire in Sardegna.
In Sardegna abbiamo incrociato e respirato tante energie, anche produttive. È stato interessante trovare un’eredità viva e da portare nel futuro in un settore tradizionale come quello tessile. Qui c’è un artigianato artistico a base culturale davvero creativo.”
La prima di Janas in Sardegna è stata a Cagliari il 27 aprile presso il centro di cultura cinematografica Odissea, dove ci sarà oggi la seconda proiezione.
“Il tour in Sardegna è andato molto bene, abbiamo toccato nervi scoperti e io mi sono innamorata dei punti di vista che sono stati espressi”, ci confida Giorgia. “Temevamo che ci potesse essere un distacco da parte del pubblico ma la fortuna di questo film è che ha tanti livelli di lettura e ognuno può rispecchiarsi in un pezzo, un luogo, una storia. Ci siamo accorti che i sardi in Sardegna sono più toccati dal contenuto e dal modello di sviluppo. I sardi che vivono fuori dall’isola sono invece più affascinati dal racconto, dal viaggio e dalla metafora della tessitura. Ci ha stupito che qualcuno non avesse ancora realizzato un documentario narrativo sulla tessitura”.
Io penso che la Sardegna si trovi in un momento di grande fermento e che abbia un patrimonio culturale preservato ancora molto forte a causa del suo splendido isolamento. Tutte le energie incontrate hanno un tratto distintivo molto dirompente. La Sardegna ha tutte le condizione per essere la pioniera di uno sviluppo a base culturale per l’Europa.