La nebbia, anzi come si dice da queste parti la scighera, avvolge la camera di commercio di Pavia, che questa mattina ha ospitato il workshop “Gli strumenti finanziari a supporto delle imprese”. Una nebbia che per le imprese del pavese non è solo metereologica, ma è metafora di una situazione economica che impedisce di guardare avanti e di vedere il futuro, chiuso nel tunnel della crisi – o meglio del nuovo ordine economico – reso ancor più buio dalla difficoltà di accedere agli strumenti di credito di cui continua ad esserci penuria.
Il workshop comincia proprio con la presentazione di un prodotto bancario, presentato da Intesa San Paolo, che porta il nome di “microcredito”.
«Dieci anni fa – esordisce Pirina – ho aderito al partito No-Slides, per cui scusatemi se preferisco andare a braccio per raccontarvi dei Circuiti di Credito Commerciale. Siamo in Lombardia, quindi parliamo di Linx, che è il Circuito di questa regione, e saltiamo la storia dei ragazzi del piccolo e povero paese sardo che fondano il primo circuito e arriviamo direttamente alla Spa che è oggi Sardex e dei circuiti ad essa collegati come appunto Linx».
Pirina torna sui meccanismi di funzionamento dei CCC, racconta con parole semplici il ruolo fondamentale dei Cta e dei Broker, e illustra il meccanismo di fondo dei Circuiti: l’equilibrio.«La proporzione rappresentativa del territorio della quantità di beni e servizi scambiabili all’interno del Circuito», e soprattutto la velocità di circolazione dei crediti: «Se finissimo l’anno con un milione di euro saremmo felici. Se lo finissimo con un milione di crediti vorrebbe dire che non abbiamo capito a cosa serve stare in un Circuito». Perché i crediti sono fatti per essere spesi, per circolare, per far circolare ricchezza. E perché «il miglior utilizzatore di crediti è quello che in un anno passa e ripassa più volte per la somma zero tra debiti e crediti, e tende sempre a rimanere in equilibrio». Così facendo vende e compra molto più del normale, riesce a esprimere tutto il potenziale della sua azienda e, «visto che siamo in tema, diventa molto più bancabile migliorando il fatturato e avendo a disposizione euro – ad esempio – per pagare le tasse senza patemi».
Dura poco, i tempi per gli interventi sono stretti, ma incuriosisce molto questo strano “strumento finanziario a supporto delle imprese”. E fioccano le domande.
Qual è il territorio che funziona meglio? «Funzionano tutti bene – racconta Pirina – nonostante le apparenti difficoltà. Che sono fondamentalmente culturali: i Circuiti si basano sulla fiducia. Una fiducia che si costruisce nel tempo e attraverso il lavoro dei broker e dei Cta, i nostri costruttori di comunità che vigilano sempre sul buon andamento degli iscritti». E di questi tempi non è difficile capire quanto la fiducia sia diventata merce rara sul mercato.
«Do ut possis dare, io do affinché anche tu possa dare, possa essere messo in condizione di fare e dare di più». Questa, per Pirina, è l’essenza del CCC: un passo culturale importante e non certo di moda, ma come dimostrano i dati dei circuiti, decisamente efficace e foriero di benessere per gli iscritti.
La questione che in molti pongono è quella della territorialità, la Lombardia, più forse di ogni altra regione italiana, lavora sugli scambi a distanza. «Lavoriamo affinché i surplus regionali possano essere messi in comunicazione», spiega Pirina.«Ma fateci caso – aggiunge – la maggior parte di quello che le piccole e medie imprese in Italia vendono e comprano viene dal territorio più prossimo».
Ma perché, è l’ultima delle domande poste, i vostri Cta selezionano le imprese che chiedono di aderire? Non vi converrebbe accettarle tutte? E, in questo mondo, in effetti la domanda non appare peregrina. «Perché non necessariamente il Circuito è utile all’impresa. Si entra nel Circuito se serve davvero. E se davvero si serve al Circuito. Che non siamo noi: non è Sardex o Linx, ma sono gli iscritti».