Più che un fatto economico, un cambiamento antropologico. Ne è convinto Roberto Spano, amministratore delegato di Sardex.net che in quest’intervista poco prima del convegno “Nuove opportunità di credito per le imprese grazie ai mercati complementari” al SELLALAB di Biella spiega l’impatto avuto dalla moneta complementare sul tessuto produttivo regionale. Nato in Sardegna nel 2010, il circuito di credito commerciale oggi raggruppa oltre tremila aziende di ogni dimensione e settore sparse in tutta l’isola. Un’idea che è diventata sistema condiviso, attirando l’attenzione di tantissimi organismi e atenei nazionali e internazionali. Il progetto è sbarcato in altre regioni italiane tra cui il Piemonte. Al SELLALAB si parla proprio dell’esperienza di Sardex e di Piemex ma, soprattutto, di che cosa c’è dietro i Circuiti.
Che cos’è Sardex e da che cosa nasce?
Sardex è sinteticamente un Circuito di Credito Commerciale che si basa sulla compensazione multilaterale di debiti e di crediti. I protagonisti sono le aziende che si finanziano reciprocamente a tasso zero; il meccanismo, al di là degli aspetti tecnici, si regge soprattutto sulla fiducia tra gli aderenti; un fatto nuovo e dirompente nella sua apparente semplicità. Dietro Sardex e gli altri circuiti similari che sono sorti e stanno sorgendo in Italia, c’è in realtà una riflessione profonda che coinvolge l’uomo nella sua essenza.
Qual è il punto iniziale del ragionamento?
L’esperienza che stiamo esportando in altre regioni, tra cui il Piemonte dove da due anni è attivo Piemex con centinaia di aderenti, ci ha confortati sulla bontà dell’intuizione di fondo: il sistema messo in piedi ha prodotto un cambiamento antropologico. In Sardegna, dove tutto è nato, si è passati dall’homo Sapiens all’homo Sardex, da picco della specie umana che individualmente spende le proprie energie per acquisire una posizione di vantaggio rispetto agli altri a variante imprevista e felice che pensa e agisce collettivamente. Sardex sfida apertamente e sfata uno dei capisaldi del paradigma economico tradizionale, l’individualismo, sostituendolo con una visione corale. Il noi al posto dell’io.
Che cosa ha prodotto questo cambiamento antropologico?
Direi un moderno ritorno all’antico, la riscoperta di valori un po’ impolverati quali: la cooperazione, la fiducia reciproca e l’interconnessione. Un modello che, da un lato, ha determinato tangibili e immediati benefici pratici per gli iscritti e che, dall’altro, ha messo in discussione i punti di riferimento canonici dell’economia tradizionale. La lezione che ci hanno impartito è tutto fuorché perfetta; l’individualismo, l’ipertrofia dell’io, la competizione spasmodica, il gigantismo, la volontà di dominio creano ricchezza enorme e concentrata. In poche parole tanti vantaggi per pochi. L’approccio cooperativo, invece, permette a tutti di crescere, di acquisire ricchezza spalmandola su più soggetti.
Chi aderisce ai Circuiti che vantaggi ha?
Innanzitutto entra a far parte di un ambiente nel quale è diffusa la cosa in questo momento più rara, che tutti cercano e che non si può creare in modo artificiale: la fiducia. Sentimento indispensabile a tutte le relazioni, comprese quelle economiche perché l’economia è prima di tutto entrare in contatto con gli altri. Nel network essa è prodotta continuamente, in modo naturale da tutti gli iscritti, accomunati da una forte visione comune, dalla condivisione di valori. L’economia locale riprende così fiato perché è interconnessa, collaborativa, coagulante, forte e s’identifica col territorio. In Sardex ogni transazione è una stretta di mano, un fidarsi reciproco che parte dal basso, giorno dopo giorno. Si trovano beni e servizi essenziali per la propria attività e, allo stesso tempo, si allacciano rapporti sociali. Insomma un modo nuovo di accedere al credito che ti permette di incrementare fatturato e clienti. Ovviamente, giova ribadirlo, si tratta di uno strumento complementare rispetto al mercato tradizionale. Non è la panacea di tutti i mali ma un aiuto importante. Stare nel Circuito fa bene alle proprie relazioni sociali e pure ai conti dell’azienda: le transazioni sono fatte in crediti e la liquidità in euro può essere impiegata per far fronte in modo sereno ad altri impegni.
Fiducia, strette di mano, le transazioni però si concludono con i pagamenti. Come funziona il meccanismo?
Si usa un’unità di conto digitale spendibile esclusivamente all’interno del Circuito. Ma la vera differenza sta nel tipo di compito che essa assolve: il Sardex o il Piemex – o qualunque altro credito adottato nei Circuiti sorti sull’esperienza sarda – sono un mezzo e non un fine. Essi non possono essere tesaurizzati, ma vanno usati per garantire il funzionamento del network e creare in tal modo ricchezza solida, condivisa e duratura. L’accumulo fine a sé stesso – che è risvolto pratico dell’individualismo dell’homo Sapiens – crea i presupposti per il blocco del sistema. Un errore che l’homo Sardex non compie perché è abituato a pensare e ad agire al plurale e perché sa che il proprio bene è inscindibile da quello della comunità in cui sta.