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Mitzas – Intelligenza connettiva

Dopo esserci occupati nel 2014 del rapporto tra intelligenza collettiva e cambiamento, nell’edizione 2015 Mitzas ha affrontato il tema dell’intelligenza connettiva, ovvero del processo secondo cui l’intelligenza collettiva si forma. L’intelligenza connettiva, infatti, mira alla connessione, al collegamento, alla relazione tra intelligenze, sottolineando il “rapporto” che esse intrattengono le une con le altre, sottraendole alla dimensione temporale dell’accumulazione storica propria dell’intelligenza collettiva per calarle nel presente, nell’hic et nunc dell’esperienza e della sperimentazione concreta. Se l’intelligenza collettiva è il quadro di riferimento del pensiero umano, del pensare dell’umanità, l’intelligenza connettiva ne è la parte “in movimento”, la forza generatrice capace di portare a una “moltiplicazione” delle intelligenze piuttosto che limitarsi alla loro somma.

Per parlarne, anche quest’anno, ci siamo serviti di format agili capaci di riproporre tempi televisivi, fondendo teatro, musica, scienza e letteratura in una lettura multidisciplinare dei temi trattati, mirando non solo a fare divulgazione ma anche a creare dibattito favorendo l’interazione diretta tra pubblico e relatori. Un percorso, quello ideato per Mitzas 2015, che dalla teoria conduce diritto alla pratica, permettendo ai partecipanti di sperimentare in prima persona le modalità e gli effetti propri dell’intelligenza connettiva. Questo percorso, infatti, non si esauriva nella durata dei singoli talk ma si estendeva ai momenti conviviali, i quali, proprio a partire dagli stimoli, dalle argomentazioni e dalle atmosfere dei talk, si animavano di sinapsi e connessioni tra i partecipanti. In questo modo, estendendo la discussione dei temi trattati, ampliandone l’ottica, la prospettiva e l’effetto, abbiamo visto rompersi definitivamente le distanze tra le persone e annullate le categorie pubblico-relatore e restituito ai partecipanti, in un piano di orizzontalità, la relazione unità-insieme, parte-tutto propria dei processi legati alla intelligenza connettiva. L’evento in questo modo ha cominciato a estendersi oltre l’evento, non solo nel tempo oltre i talk, ma, attraverso la rete e gli strumenti social, anche nello spazio, superando i confini del teatro e, in un entanglement di connessioni, andando a creare un nuovo metaspazio di esistenza dove la fine dell’evento fisico non rappresenta più un punto d’arrivo ma il solo il nodo di partenza.

 

Il cambiamento, l’evolversi, il divenire sono parte imprescindibile dell’esistenza. Nelle nostre vite, attorno a noi, tutto cambia in un rimestarsi incessante degli elementi, un flusso costante in cui ogni cosa scorre senza sosta e nulla rimane uguale a se stesso. In tanti pensano che il cambiamento sia frutto dell’azione isolata di pochi individui, del genio di pochi visionari, del talento unico di innovatori, scopritori, inventori; di un manipolo di impavidi, di uomini sopra la norma che attraverso le proprie capacità, il proprio genio, il proprio agire hanno donato, nel bene o nel male, un nuovo orizzonte all’umana impresa.

In verità il cambiamento sembrerebbe più il frutto di un processo collettivo. L’emergere di una sorta di coscienza del noi, in cui l’impegno e l’ingegno costante di tante persone si coagula fino a divenire azione comune capace di modificare la realtà attorno a sé.

Un processo, quest’ultimo, che potremmo definire di coalescenza, in cui le idee e le azioni individuali, simili a gocce su una superficie liscia, tendono a unirsi una all’altra andando a formare via via delle gocce sempre più grandi fino a divenire dapprima sorgenti, poi esili rigagnoli, fino a tramutarsi in impetuosi torrenti destinati nella loro discesa a valle a modificare il paesaggio attorno a loro. Non a caso il termine coalescenza deriva proprio dal latino coalesco (mi unisco strettamente) composto da cum (con, insieme) e alesco (cresco), quindi per l’appunto crescere insieme, in un cammino, quello dell’uomo, in cui la costante positiva non è la competizione ma la collaborazione il cui frutto più importante è la creazione di un’intelligenza collettiva.

Fu il filosofo Pierre Levy a introdurre per primo il concetto di intelligenza collettiva per descrivere “il prodotto della memoria collettiva, dell’immaginario collettivo, capace di divenire progettualità nel momento in cui l’uomo mette a disposizione della collettività gli strumenti che permettono una interazione tra gli individui”.

Ed è proprio a partire dalle riflessioni di Levy che un filosofo e sociologo, Derrick De Kerckhove, giunse alla definizione di intelligenza connettiva per descrivere il processo attraverso cui si forma l’intelligenza collettiva. De Kerckhove descrisse questo processo come la “pratica della moltiplicazione delle intelligenze le une in rapporto alle altre all’interno del tempo reale di un’esperienza”.

L’effetto moltiplicativo legato all’interazione, alla relazione, alla connessione tra le parti di un tutto non è nuova alla filosofia e trova i suoi prodromi già in Aristotele per il quale “Il tutto è maggiore della somma delle sue parti” e ritrova anche una sua primissima embrionale enunciazione in ambito economico in Proudhon e nel concetto di forza collettiva.

La forza collettiva, afferma Proudhon, non è la semplice somma delle forze individuali. Ciò che produce la divisione del lavoro non è la semplice accelerazione di un lavoro che un solo individuo potrebbe produrre, ma presuppone delle competenze e dei talenti diversi che un solo uomo non potrebbe riunire. Ed è proprio la connessione, l’interazione, la relazione tra questi talenti a rappresentare il vero valore aggiunto: l’intero che supera la somma delle parti. Ma anche i talenti dei singoli, prosegue Proudhon, sono in gran parte il prodotto della solidarietà e della forza collettiva della società, inserendo l’intero processo in un moto circolare di relazione tra il tutto e le parti.

 

The Ring Off è una open lesson di approfondimento tenuta da due o più docenti su tematiche di attuale interesse sia per gli studenti che per un pubblico più generalista somministrata secondo un’ottica multidisciplinare e partecipata. Il format prevede infatti che il dialogo tra i docenti sul palco si allarghi gradualmente alla platea che può pertanto, attraverso domande o semplici interventi, interagire con i relatori e contribuire attivamente al dibattito.

Per questa prima edizione abbiamo potuto contare su ospiti d’eccezione: Georgios Iosifidis (Yale University) e Panayotis Antoniadis (Politecnico di Zurigo) con i quali sono state affrontate le tematiche relative alla comprensione delle dinamiche connesse alle economie di rete, con particolare accento sui sistemi di analisi incrociata di dati complessi, big data e network analysis; Massimo Amato e Luca Fantacci della Bocconi, Laura Sartori dell’Università di Bologna e Paolo Dini della LSE, con i quali abbiamo esplorato i paradgmi economici e la relazione tra economia e società a partire da quesiti come “può esistere una finanza al servizio dell’economia reale? Il mercato ha bisogno di essere salvato dal capitalismo?”.

 

Il mondo delle università sarde incontra al Teatro Massimo gli innovatori per discutere di nuove forme di trasferimento tecnologico e nuove opportunità di collaborazione tra economia e Università. Come esplicitato a più riprese durante l’incontro, il trasferimento tecnologico, per incidere veramente, deve essere digital disruptive, abbandonare il paradigma del “possiamo creare un nuovo prodotto e venderlo con successo”, non chiedere semplicemente competenze tecnologiche, ma offrire un indirizzo di studio e di ricerca volto a dare alle persone ciò di cui hanno davvero bisogno.

Se le idee sono la benzina dell’economia, dobbiamo allora passare dal prodotto alle persone, dal servizio al valore trasferito, utilizzando tutte le possibilità offerte dal digitale. Le università dell’isola si sono dimostrate pronte per la sfida e in due intense ore di domande, hanno dato risposte al mondo degli innovatori e dell’impresa aprendo con loro un dialogo circolare, esplicitando le linee guida di un processo, già in atto, volto a creare un anello di congiunzione capace di collegare il mondo della ricerca alle reali esigenze del tessuto sociale e imprenditoriale.

 

Un protagonista, un conduttore e una platea di giornalisti, intellettuali, imprenditori e curiosi. Il format, ispirato alla celebre formula dell’uno contro tutti lanciato da Maurizio Costanzo negli anni 90’, si propone di mettere a nudo i protagonisti i quali si presentano al pubblico, scevri da ogni sovrastruttura e liberi da ogni pudore formale, pronti a essere letteralmente gettati in pasto alla spontaneità delle domande della platea. L’obiettivo è quello di sciogliere tutti i dubbi e soddisfare tutte le curiosità su un dato argomento attraverso uno strumento comunicativo dinamico e diretto che ci aiuti a familiarizzare e conoscere meglio temi, personaggi e aziende su cui si è creato dibattito, interesse e curiosità da parte del grande pubblico.

Ospiti di questa seconda edizione sono stati Massimo Zedda, sindaco di Cagliari e Bachisio Bandinu, scrittore e antropologo. I nostri ospiti si sono prestati in maniera spontanea e informale a un’intensa ora di domande da parte di una platea eterogenea e preparata, condotta dal talento e dall’ironia di Nicola Pirina e scandita sapientemente dal pianoforte di Gustavo Gini.

 

Ideato e promosso da Lìberos, Éntula è il primo Festival Letterario permanente, policentrico e diffuso sull’intero territorio dell’Isola. In questi anni Éntula è stato capace di raggiungere, come nessun altro Festival aveva fatto finora, anche le piccole e piccolissime comunità, i paesini più piccoli lontani dai grossi centri e dalle spiagge, quelli dove “non succede mai niente”, dove l’unico sogno dei giovani è scappare “perché la vita è altrove”. Éntula rende questi paesi protagonisti per un giorno, un’attrazione tanto per un pubblico di lettori che vengono dai paesi vicini o dalle città per ascoltare l’autore preferito, quanto per gli stessi abitanti del luogo che spesso, anche se non sono lettori, partecipano attivamente perché è un evento che coinvolge l’intera comunità. Éntula pertanto è momento visibile di relazioni invisibili, di collaborazioni e combinazioni, il punto di arrivo di mesi passati a trovare punti in comune e strade da battere insieme a strutture pubbliche e private. E’ proprio per questo che quest’anno, nell’edizione dedicata all’intelligenza connettiva, Éntula non poteva che far tappa a Mitzas e offrirci uno splendido pomeriggio alla scoperta di un autore, di un libro e di un Festival che non smette di stupire e incantare.

Durante questa edizione abbiamo incontrato la giovane scrittrice Carolina Bandinelli, autrice del libro “Il miglior lavoro del mondo”, che analizza da un punto di vista economico e filosofico il tema dell’autoimprenditorialità e della costruzione dell’impresa sociale.

 

La Terza Via, giunto alla sua terza edizione, ha trattato, come sempre in maniera nuova e non convenzionale, alcune tematiche legate all’attuale congiuntura economica con lo scopo di aprire il dibattito economico nazionale e internazionale alle possibili soluzioni offerte dai sistemi di compensazione e dai sistemi di credito reciproco. La formula scelta, come lo scorso anno, è stata quella del talk, in cui gli ospiti, accompagnati da Leyla Manunza, ci hanno guidato attraverso un affascinante viaggio tra le opportunità, i limiti e le possibilità offerti da questi sistemi alle pubbliche amministrazioni, alle imprese ed ai cittadini a partire dall’analisi non solo del substrato teorico ma anche attraverso il resoconto delle più lungimiranti ed avanzate sperimentazioni in Italia ed in Europa. In particolare quest’anno ci siamo concentrati sugli sviluppi del progetto Digipay4growth, finanziato dalla Commissione nell’ambito del programma Horizon 2020 (Future Internet Research & Experimentation – FIRE+).

L’iniziativa coinvolge sei nazioni e prevede tre progetti di sperimentazione: uno in Spagna, uno in Inghilterra e uno in Italia. Il progetto che sfrutta un’innovativa tecnologia di tracciabilità dei pagamenti, è il primo del suo genere in Europa e prevede il coinvolgimento di cittadini, pubblica amministrazione e imprese con l’obiettivo di aumentare la domanda locale, stimolare la circolazione locale del potere d’acquisto e aumentare l’effetto moltiplicatore della spesa pubblica sul territorio. Grazie alla collaborazione tra EjaTV e Chartabianca, quest’anno il format è stato arricchito di contributi video che hanno avuto il compito di introdurre i temi e gli argomenti di discussione di questa edizione. La copertina è stata affidata alla pungente ironia ed all’irriverenza del Sindaco di Scaffingiu, alias Alessandro Pili, mentre il commento sonoro e le immagini di accompagnamento rispettivamente al duo guidato da Emanuele Contis e alla regia visionaria di Paolo Carboni.

 

La parola greca σύναψις significa «collegamento» e deririva dal verbo συνάπτω «congiungere» composto dalla preposizoine σύν «con» e dal verbo ἅπτω che significa per l’appunto «unire». In linea con il tema di Mitzas di quest’anno, ovvero l’intelligenza connettiva, abbiamo introdotto un nuovo format che si è mostrato capace esplorare in maniera innovativa l’enorme universo interdisciplinare che si è formato, con una particolare accelerazione negli ultimi decenni, attorno ai concetti di rete, connessione, relazione oramai in ogni ambito dello scibile umano (dalla fisica all’informatica, dall’economia alla biologia, dalla genetica alla matematica) mostrando l’immagine di un universo fortemente interconnesso in cui le relazioni tra i singoli oggetti sono più importanti degli oggetti stessi.

Sotto la direzione scientifica di Silvano Tagliagambe abbiamo creato attorno a queste premesse un format a metà tra divulgazione scientifica e visual art, un vero e proprio spettacolo teatrale in cui 7 relatori di primissimo piano, impegnati da anni nei rispettivi campi disciplinari nello studio di queste tematiche e nello sviluppo di nuove teorie legate a questi concetti, ci hanno guidato in un viaggio sinaptico attraverso varie discipline dello scibile umano, accompagnati dalle oniriche musiche elettroniche di Arrogalla e dalle immagini di un’opera d’arte dell’artista Giuseppe Todde, ispirata al tema di Mitzas di quest’anno, che si è andata a comporre scandita dalla musica e dalle parole degli oratori.

 

Cosa è in grado di generare un Circuito di Credito Commerciale che agisce in sinergia con le comunità e con i soggetti economici del territorio? Qual è la capacità generativa in grado di esprimere? Quale la sua capacità di connettere i nodi sul proprio territorio e quale il suo potenziale di contagio positivo verso l’esterno? A queste e ad altre domande abbiamo cercato di dare una risposta durante questo talk in cui sono stati indagati gli effetti non solo economici ma anche culturali, sociali e politici che il Circuito Sardex.net è stato in grado di generare in appena 6 anni di attività.

In questa seconda edizione abbiamo fatto il punto sull’andamento dei 7 Circuiti di Credito Commerciale operanti sul territorio nazionale, abbiamo conosciuto più da vicino uno founder di Felix.net, il Circuito di Credito Credito Commerciale in partenza in Campania tra la fine del 2015 e l’inizio del 2016. Abbiamo presentato alcune delle grandi novità che saranno lanciate nei prossimi 6 mesi dal Circuito Sardex.net, esplorato da vicino i progetti avviati con i partner del Circuito nell’ambito del credito alle imprese, degli strumenti fintech, del networking e nel mondo delle startup isolane. Abbiamo ascoltato inoltre, nella prima parte del talk, gli sviluppi delle collaborazioni del Circuito con alcune delle più prestigiose università del mondo e le prospettive che questi studi stanno aprendo.

 

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